in una spiaggia poco serena

regia : luca calvanelli
soggetto : luca calvanelli
sceneggiatura : luca calvanelli, massimiliano vergani
liberamente ispirato ad un brano di giorgio gaber e sandro luporini “il dilemma”


dichiarazione del regista sul film

mi interessava fare il mio secondo film sulla possibilità di “non consumare” una storia d’amore.
mi interessava fare un film sulla parte finale di una storia d’amore.
in questo senso non riesco a dare un giudizio “di merito” o “di valore” alla scelta che le due coppie autonomamente prenderanno: voglio dire che la soluzione scelta dalla coppia italiana potrebbe essere molto criticabile, forse estrema, ma io sento che in quella direzione c’è un caparbio tentativo di restare aggrappati, di “non finire” a nessun costo e io mi sento fortemente attratto da questo.
in una altro senso c’è, però, la scelta operata dalla coppia di amici norvegesi: è vero, ci si può lasciare con grande naturalezza, con la convinzione che senza la persona che si è amati fino a quel punto si possa continuare a vivere.
io, ripeto, non riesco a prendere nessuna posizione.

la nascita di questo film

ho ascoltato il brano di giorgio gaber molti anni fa. il tema trattato è quello del rapporto d’amore, ma un rapporto “sublime”, quasi teorico, in ogni caso affascinante; la canzone parla di una coppia che decide di non voler consumare la propria storia così come, invece, spesso, si è abituati a fare.
durante la stesura della sceneggiatura mi è venuto in mente che la forza di questo amore poteva ancora di più essere messa in risalto se si fosse affiancata, ai due protagonisti della canzone, un’altra coppia, una coppia ugualmente alle soglie di una profonda crisi ma che, diversamente dalla prima, si sente più libera di poter prendere una decisione “naturale”, anche sofferente ma “più misurata”.
in questo senso, accanto alla coppia italiana, è stato deciso di portare la storia di una coppia norvegese. un altro espediente drammaturgico è stato il fatto che le due coppie si conoscono, si conoscono profondamente, sono amiche da molto tempo.
la coppia italiana vive a roma: una grande metropoli che spesso soffoca i suoi abitanti e che, nel film, renderà ancora più claustrofobia e dolorosa la decisione finale; la coppia norvegese vive nel nord della norvegia dove i grandi spazi aperti, gli scenari naturali, la luce così costantemente presente in tutta la giornata, riflette perfettamente una migliore predisposizione a scegliere tra molteplici soluzioni di coppia; in un certo senso gli “ambienti” in cui vivono le due coppie, così diversi, così culturalmente e socialmente lontani, rispecchiano precisamente i caratteri e gli stati d’animo che nel film verranno analizzati.
è molto importante che la parte all’estero si possa girare in una regione del ”nord” della Norvegia: lofoten, capo nord, svalbard.
a tal proposito si è scelto di far eseguire la colonna sonora originale ai MUM, un importante gruppo musicale islandese.

relazione artistica

Il film è liberamente ispirato alla canzone di Giorgio Gaber “IL DILEMMA”: l’ho ascoltata per la prima volta durante un suo spettacolo circa 10 anni fa.
Questo brano è uno di quei piccoli miracoli artistici per i quali percepisco quasi affetto; come per una persona cara, sento di avere bisogno di imbattermi spesso in lei: se passa un po’ di tempo ne sento la mancanza e il pensiero di poter contare di nuovo su di lei, sulla “ricchezza” delle sensazioni che mi trasmette, mi tranquillizza nei momenti in cui sento di essere tornato “povero”.
Questa è, secondo me, la migliore definizione di opera d’arte: un pensiero che ci tranquillizza, perché sappiamo di poter contare su di lui nel tempo, per sempre.

sinossi breve

ambientato a roma, massimiliano e mina sono una coppia di romani, stanno insieme da circa otto anni, vivono in una casa che affaccia sulla stazione di trastevere.
massimiliano ha 37 anni, è ingegnere.
mina ha 29 anni, è cantante dilettante, in cerca di lavoro.
la loro storia era entrata in crisi un anno fa quando massimiliano aveva confessato a mina di aver avuto una relazione di due mesi con un’altra donna; mina aveva perdonato massimiliano e la loro vita insieme era proseguita con grande tenacia e sacrificio. mina aveva dimostrato a massimiliano di poter perdonare tutto.

ora stanno tornando da un viaggio alle isole lofoten in norvegia, dove sono stati a trovare una coppia di loro carissimi amici, lynn e robert, che attualmente sta vivendo un momento di crisi.
mina e massimiliano, arrivati a casa, dopo una cena sfibrante con alcuni amici, durante la notte hanno una lunga discussione; i toni di massimiliano e mina sono molto agitati, tesi ma di grande rispetto, si comprende che si sta parlando della cosa più importante della loro vita: si rendono conto che il loro rapporto si è logorato. inoltre massimiliano comunica a mina che ha conosciuto daniela, un’altra donna con la quale non sa bene, non sa dire cosa stia nascendo.
pur rendendosi conto che la storia è finita, massimiliano e mina sono in grande sintonia, si rispettano, e tutte le loro parole non sono altro che il tentativo disperato, caparbio e tenace di non voler consumare il loro amore, di non rinunciarci, di voler continuare a rispettare quel loro patto “antico”.
dalla loro storia avevano imparato a lottare, soffrire, resistendo a tutto. il dialogo prosegue sfibrante, dolce, amoroso. si dicono l’uno all’altra: “non possiamo lasciarci...”.

la mattina dopo massimiliano incontra daniela; ha paura di innamorarsi di una nuova donna, non vuole rinunciare a mina. inoltre daniela sembra conservare dentro di se un mistero che massimiliano si sente in diritto di dover capire.
mina parla con la sua amica lynn, invano: probabilmente lynn e robert si sono lasciati con tranquillità; parla anche con daniela, ma mina perdonerà sempre massimiliano.

massimiliano e mina, nel loro tentativo di non “consumare” la loro storia, non hanno altra scelta: all’insaputa l’uno dell’altra, per togliere all’altro la responsabilità del loro fallimento, separatamente si suicidano; mina nella vasca da bagno in casa, da sola; massimiliano con un colpo di pistola in una piazza affollata di gente; i due suicidi avvengono a distanza di mezz’ora.
morendo tutti e due non avranno neanche la possibilità di accorgersi di questo folle, estremo atto d’amore che ognuno aveva riservato all’altro con devozione.

all’oscuro di tutto, anche lynn e robert, alle isole lofoten, stanno per lasciarsi. durante il film si ha avuto la sensazione che questa coppia abbia una modalità diversa di risolvere la loro crisi. lui suona in giro per il mondo, lei pesca merluzzi e salmoni lì alle lofoten; in questo senso o lui rinuncia alla sua musica e si stabilisce lì a casa di lynn, oppure lei rinuncia alla sua attività di pesca e segue lui nei concerti.
il film finisce con un tentativo verbale di lynn e robert di rinunciare a qualcosa: nessuno dei due è intenzionato a farlo.
loro si potranno “semplicemente” lasciare.

sinossi lunga - trattamento

La fotografia di un momento. Una giovane coppia in crisi affronta l’eterno dilemma: ha o non ha senso il loro amore?

Sono le 15.00 del 15 luglio. Il cielo azzurro estivo è solcato da una piccolissima macchia grigia che poco a poco diviene sempre più riconoscibile: un aereo si prepara ad atterrare all’aeroporto di Roma Fiumicino.
A bordo una donna ed un uomo: Mina, 29 anni, non una bellezza assoluta ma disarmante nella sua sensualità e semplicità; Massimiliano, di otto anni più grande, mediterraneo, lineamenti marcati e sguardo magnetico.
Il brusio di voci, le ultime indicazioni dell’hostess mentre i due, seduti l’uno accanto all’altra, parlano di Lynn e Robert, la coppia di amici che sono appena stati a trovare alle isole Lofoten, in Norvegia. Lei, 35 anni, pescatrice di merluzzi, lui, 28 anni, musicista che gira il mondo: un legame difficile, il loro, sul punto di spezzarsi per l’incapacità di Lynn di rinunciare al suo mondo, ai suoi fiordi, al suo mare e per il bisogno di Robert di non fermarsi mai e di non sentirsi “ancorato”. Massimiliano ipotizza un possibile trasferimento in Norvegia, ma colpisce il modo in cui lo dice, quasi fosse la soluzione da loro tanto attesa ad un problema ancora irrisolto. Mina sembra perplessa ma ne sarebbe contenta, Lynn è una sua cara amica, anche se dubita che troverebbero ancora Robert con lei.
Sono le 15.30 del 15 luglio. Aeroporto di Roma Fiumicino. Il nastro trasportatore è immobile. I bagagli sembrano in ritardo. Mina riceve un sms della madre (Luisa) che è fuori ad attenderla. “Tu non lo accendi?” chiede a Massimiliano, che visibilmente imbarazzato le risponde: “Ci trovo sicuramente un messaggio di Daniela…”.
Il nastro trasportatore è sempre immobile. Mina ha un provino di canto, deve andare, si farà accompagnare dalla madre, poi si rivedranno a casa. I due si scambiano un bacio breve ma intenso, quindi Mina scompare dietro la porta scorrevole.
Il tiepido abbraccio con la madre racchiude l’essenza di un rapporto ormai logoro e disinteressato, ma al quale Mina non sembra pronta a rinunciare. Luisa è una donna sulla sessantina, dall’aspetto poco curato, il corpo non più giovane e lo sguardo assente di chi non riesce più a guardarsi allo specchio, consapevole di aver perso quella femminilità che forse non ha mai avuto e che invece appartiene così naturalmente alla figlia.
La strada deserta e assolata che percorrono in auto verso la spiaggia di Ostia, dove si trova il locale in cui Mina deve esibirsi, contrasta con l’estrema freddezza del loro dialogo: bastano poche parole a Luisa per criticare le scelte della figlia, dal viaggio in Norvegia, alla passione per il canto, dal provino a Massimiliano. Luisa, delusa perché pensava che sua figlia durante il viaggio trovasse il modo di lasciarlo, in pochissime parole fa un ritratto pessimo di Massimiliano. Mina, oltre ad essere stanca, è visibilmente dispiaciuta.

Sono le 17.00 del 15 luglio. Massimiliano si aggira, inquieto, nel labirintico percorso di un supermercato praticamente deserto, alla ricerca di qualcosa: ha il fiato grosso e cammina molto velocemente. Quando, dopo le indicazioni di un inserviente, trova finalmente il reparto del pesce, la sua ossessiva ricerca si trasforma in totale disinteresse. Ha cambiato idea. Questo è Massimiliano.

Nello stesso momento Mina è sul palco, deve cantare ma sa di non poterlo fare al meglio perché si accorge che sarà accompagnata solo da un bassista. È agitata, forse sconvolta dalle verità che ogni volta la madre, così gelidamente, le mette davanti. Cerca invano lo sguardo della madre, seduta in platea a prendere il sole. Il provino è un disastro.
Quando Mina rientra a casa è stanca e delusa e Massimiliano capisce che non si tratta solo del provino. Il ritorno all’opprimente realtà di Roma non la rende felice, non ha nulla da festeggiare, ma hanno già invitato alcuni amici per cena e non possono rimandare.

Pochi spaghetti in un piatto da portata, avanzi di salmone norvegese, burro ormai squagliato, formaggi, qualche pezzo di pane, coppe semivuote di gelato e bottiglie di vino che gli amici stanno finendo di bere. Sono tutti un po’ brilli, e forse per questo il loro italiano da stranieri sembra ancora più storpiato, ridono e dal loro modo di scherzare si capisce che sono amici stretti di Mina e Massimiliano. La serata è ormai giunta al termine, una serata faticosa e troppo lunga per i padroni di casa che proprio quella sera non erano dell’umore adatto per stare in compagnia, sapendo di aver lasciato in sospeso un discorso importante.

Sono le 2.00 di notte dello stesso giorno che sembra non voler finire. Nel buio della camera da letto si intravedono appena i corpi immobili di Mina e Massimiliano. Qualche impercettibile movimento in un silenzio surreale preannuncia che qualcosa deve accadere. Lentamente si inizia ad avvertire un dialogo: due voci prima deboli e incomprensibili, poi parole sempre più chiare. Lei si lamenta di lui, dell’amore che non è più capace di darle, del loro rapporto ormai logoro e inconsistente. Il tono è minaccioso, il dialogo convulso, frammentato: lei è ancora innamorata, lui è già lontanissimo.
Massimiliano si alza dal letto e si accosta alla parete. Solo ora si capisce che a discutere è la coppia dell’appartamento accanto al loro. L’improvvisa, seppur debole, luce proveniente dall’abatjour di Mina sembra riaccendere un dialogo interrotto poco prima, forse proprio a causa delle voci al di là del muro. Ai primi attimi di dolcezza e rilassatezza seguono attimi di discussione agitata e movimentata.

Mina e Massimiliano parlano della loro relazione, ripercorrono la loro storia da quel pomeriggio di otto anni fa in cui i loro sguardi si sono incrociati, inseguiti e loro non si sono più lasciati andare. “Sai cosa ho pensato quel sabato?”, confida Mina a Massimiliano parlando del loro primo incontro, “Che se tu mi avessi trattata male, se fossi sparito la sera stessa… insomma se tu non mi avessi amato o non avessi iniziato ad amarmi… io, lo stesso, sarei stata con te… senza chiederti nulla… e ti avrei voluto…”. Il salto nel tempo fa ricordare a Massimiliano la rosa di gerico che aveva regalato a Mina per il suo ventunesimo compleanno, ma che non avevano mai fatto sbocciare. Decide di metterla nell’acqua, poi porta a Mina un segnalibro, sui cui ci sono scritte alcune cose che la ragazza inizia leggere, quasi commossa. “Mina, il tuo nome sembra pericoloso. Però è contenuto nel mio: se tu non ci fossi mi chiamerei “SSMILIAO” e… credo di non sapere cosa dirti se non che… mi sembri una che non ha paura, come questa rosa. Non ha bisogno di nulla, solamente che un giorno piova… ma anche se non piove… poi quando piove…”.
Lo specchio riflette i loro volti: Mina ha un’espressione malinconica e Massimiliano, guardandola intensamente, le confessa tutto il suo amore. Ma questo per Mina non basta, lei lo sa già, sa che lui la ama almeno quanto lo ama lei, ma sa anche che qualcosa è cambiato e che forse tra loro è finita.
Ciò che li lega è un amore intenso, ma anche profondamente segnato da momenti difficili, di quelli che ognuno di noi vorrebbe evitare, come quando lui aveva avuto una relazione con un’altra. In quell’occasione nessuno dei due aveva “mollato” e la forza del loro legame aveva vinto. Ora, però, la storia si ripete: Massimiliano ha conosciuto Daniela.

Proprio per affrontare meglio questo punto Mina conduce Massimiliano ad esplorare gli aspetti più reconditi e intimi del suo carattere; ne viene fuori che lui è una persona che soffre profondamente della sua paura della morte, della “fine”; non riesce a non fare a meno di sperimentare continuamente nuovi stimoli. In questa situazione Mina, invece di dimostrarsi stanca, critica, dimostra di essere sempre, per sempre disposta ad accettare questa visione “deformata” della vita, anzi soffre si tormenta per le ansie del suo amato.
Ora Daniela, una nuova donna nella vita di Massimiliano, giovanissima. I due ne discutono liberamente, sembrano “parlare la stessa lingua”, sono in grande sintonia, si rispettano e tutte queste parole non sono che il tentativo disperato, caparbio e tenace di non consumare il loro amore, di non rinunciarci, di voler continuare a rispettare quel loro patto “antico”.
La conversazione prosegue in penombra: Massimiliano è terrorizzato all’idea che il loro amore possa finire, lui che non può sopportare “il mondo che non è come vogliamo”. La sua voce è alterata, le sue frasi strozzate, il suo corpo smanioso, ma Mina è lì, come sempre, pronta a consolarlo, a calmarlo, a perdonarlo. Entrambi sono esausti, ma il loro dialogo prosegue, sempre più sfibrante, intenso, tormentato e quando Mina si addentra, terrorizzata ed indifesa, nell’estrema profondità del buio che li circonda e chiede a Massimiliano “Ma ha senso questa resistenza? Questo nostro non lasciarsi?...che senso ha trovare sempre le soluzioni a tutto? Che significa? Non possiamo lasciarci…”, tocca qualcosa in lui che con decisione gli fa rispondere “No… non possiamo lasciarci”.

Ecco di nuovo la luce, Mina riemerge, respira la vita: “Ho solo bisogno di… perdonarti. Voglio dirti che è stato tutto naturale, naturale. Capisci? Sai che penso? Che è fantastico che io e te l’abbiamo sempre pensata allo stesso modo… sempre… sempre… su tutto. Insomma molti dicono che sia una stronzata… che non sia logico dare sempre, sempre ragione all’altro… lo dicono per invidia… che cazzo mi vengono a parlare di libertà… non è vero che si può fare tutto… in amore non si può fare tutto… in amore c’è sempre, solo una soluzione… da prendere tutti e due… la stessa… che buffonata quando si parla della dignità… dell’autonomia… io non posso fare tutto… e allora a me va bene così… a noi… cioè, come una fortuna… quella di perdonarti…”.

Ora tutto appare chiarissimo: il loro amore non avrà mai fine, protetto com’è in quel rifugio costruito tanto faticosamente in cui il mondo sembra rovesciarsi, la gravità sembra non avere abbastanza forza e le loro anime sembrano fondersi, perse l’una nell’altra fino quasi ad annullarsi. Ma su di loro, sulle loro intenzioni, sulla loro intima volontà di non consumare l’amore che li lega aleggia una presenza reale: Daniela, l’altra donna, rappresenta la possibilità concreta che ciò che li unisce si spezzi per sempre, tanto da riuscire ad intromettersi anche in questa lunga e privata notte. Massimiliano, infatti, riceve un sms in cui la ragazza lo avverte che sta tornando a Lecce, la città dove vive, ma che si rivedranno presto.
Intanto la rosa di gerico si è leggermente aperta. Massimiliano è tornato sereno, la luce bianca della luna penetra attraverso le persiane e, con estrema dolcezza, i due rinnovano il loro patto d’amore.
Ma Mina si ferma, resta immobile vicino la finestra; improvvisamente lancia un fortissimo urlo, liberatorio della sua sofferenza, della sua paura. Questo urlo è la manifestazione di tutto il travaglio interiore di Mina che, durante tutta questa notte, ha voluto celare agli occhi di Massimiliano. Massimiliano, durante questo sfogo, accarezza Mina, senza dire una parola la sfiora con le sue labbra.
Tornata la calma, dopo una lunga pausa Massimiliano dice: “Si… siamo stati fortunati e attenti. Ma io devo fare ancora molto per te… devo iniziare proprio a fare qualcosa per te… facciamo ancora che… non vado via mai, mai e domani… abbiamo sempre capito tutto… non devi avere paura di nulla, me lo prometti? Mai… non rimproverarti mai nulla…”. Mina: “… si… a questo punto devo amarti ancora di più cioè devo… toglierti questa idea della colpa… devo toglierti il tuo senso di colpa… un altro tipo di amore…”.

È l’alba. Il fischio di un treno che arriva alla stazione di Trastevere. Roma si è svegliata da una lunga notte. Alcuni degli spiantati, dei diseredati che abitano con disinvoltura le sue strade avvolte nell’oscurità cercano un nuovo nascondiglio, altri un modo per mescolarsi tra la gente comune. Daniela, appena scesa dal treno, è tra loro: la ragazza è a Roma e non a Lecce. Il suo viso luminoso contrasta con l’atmosfera desolata delle stazioni alle prime ore del mattino… è innamorata.
Daniela è giovane, ha il viso pulito, sincero e puro in cui si può leggere tutta l’inesperienza dei suoi poco più che vent’anni. Non è ancora una donna, è bella ma probabilmente non sa di esserlo, non ha ancora scoperto quanto può essere interessante per gli uomini, forse perché non le importa o forse perché ha solo paura. Il suo modo di vestire, di portare i capelli, di muoversi è straordinariamente semplice, tanto da proiettarla in un mondo che sembra lontanissimo da magliette aderenti, ombelico scoperto, jeans strappati e trucco ricercato. Ha quel qualcosa, Daniela, di antico e di raro, di misterioso ed enigmatico, che la rende più attraente di quanto lei stessa possa pensare.
Cammina lentamente ma da l’impressione di sapere perfettamente dove andare. Si guarda intorno, curiosa, come se vedesse per la prima volta, come se davanti si trovasse un mondo nuovo. Nei suoi grandi occhi c’è una luce particolare, quella di chi è un sopravvissuto ed ha solo voglia di lasciarsi tutto alle spalle per ricominciare, o persino, iniziare finalmente a vivere.

Sono le 9.00 della stessa mattina. Mina e Massimiliano sono in casa, visibilmente provati dalla discussione della notte, ma non parlano di quello che si sono detti e si comportano in modo molto affettuoso. La quotidianità delle loro parole, la dolcezza dei loro gesti, la complicità dei loro sguardi sembrano, però, contagiate da un senso di vaga tristezza, di confusione, di apatia. Il caos di Massimiliano: la sua ossessiva ricerca delle scarpe, il suo ostinato e assurdo tentativo di staccare gli spaghetti della sera prima rimasti attaccati alla pentola, il suo imbarazzo, mai provato prima, con Mina, il suo desiderio di baciarla, le sue parole non dette e poi la fretta di andar via.

Mina ora è sola, seduta sulla piccola panchina del cortile di casa: ha il viso sereno ma stanco, come quello di una donna che ha appena partorito e se ne sta lì, con lo sguardo perso a farsi scaldare dal primo sole.
Massimiliano è per strada, stremato, con l’espressione di una persona alla quale manca l’ultima parola per risolvere un rebus complesso, quando riceve con enorme sorpresa la telefonata di Daniela, che credeva a Lecce e che gli chiede di vedersi.

Il Circo Massimo assolato, caldo e polveroso fa da sfondo a questo inaspettato incontro. Daniela confessa a Massimiliano di averlo pensato spesso dal giorno del loro primo incontro, di averlo persino sognato in treno, di sentire la sua mancanza e di voler provare a vivere una storia d’amore con lui. È consapevole della presenza di un’altra donna e chiede al ragazzo di pensarci. Ma per Massimiliano è Mina l’unico suo pensiero, il suo amore di sempre, la persona che lo conosce meglio di chiunque altro, che ha sofferto per lui, per le sue sbandate, rimanendogli accanto e non chiedendogli mai nulla. Massimiliano ama Mina, la ama profondamente e non la lascerà mai. Questo dice a Daniela. Eppure sembra fortemente attratto da questo viso misterioso, vergine; sembra fortemente attratto da lei e dalla possibilità di un amore nuovo, tutto da costruire, da scoprire e non radicato come quello con Mina.

Sono le 10.30. La luce accecante, i campi lunghi del paesaggio norvegese, i fiordi ed il mare. Lo squillo di un telefono, ripetuto tre, quattro, cinque volte, poi Lynn risponde. L’ha chiamata Mina che è sempre a casa, da sola. Sembra aver bisogno di chiarirsi le idee, di riflettere, di trovare la risposta a tutti i suoi dubbi e le sue angosce. Parla poco, ascolta Lynn. L’amica intuisce, ma non fino in fondo, che qualcosa la preoccupa, la fa star male. In effetti Mina vorrebbe parlare di Massimiliano, del futuro di Massimiliano, del lavoro di Massimiliano, ma non riesce ad esprimere ciò che prova veramente. Una cosa dice, però, che l’amica non coglie, una cosa importante che rende la gravità della situazione: “Massimiliano non pensa che serva la felicità per essere felici…”. Lynn biasima Mina per la sua incomprensibile testardaggine ma Mina ormai non ascolta più Lynn, è assorta nei suoi pensieri. L’amica le racconta di essersi lasciata con Robert, intenzionato a partire per l’ennesimo tour: il loro rapporto è molto più diretto e semplice, le loro scelte sembrano più facili.
Lynn, dopotutto, è una donna matura, sicura di sé, che sa cosa vuole dalla vita: è questo che più affascina Robert ma che nello stesso tempo alza un muro tra loro. La differenza di età tra i due si riflette tutta nello stile di vita, radicato e saldo quello di lei, fugace e transitorio quello di lui, troppo giovane per fermarsi, troppo inesperto per smettere di cercare, troppo curioso per accontentarsi della parte di mondo che conosce.
La telefonata lascia un senso di inadeguatezza in Lynn che, sconvolta, esce di casa alla ricerca di Robert: la sua barca rossa attraversa il mare, costeggia gli isolotti ed alla fine approda. Lynn trova Robert, gli chiede di restare, di non partire se non vuole perderla per sempre, ma il ragazzo sembra ormai deciso e carica gli ultimi bagagli in macchina.
Lynn ritorna a casa e, forse per scaricare la tensione accumulata dalla telefonata di Mina e dall’incontro con Robert, si mette a spargere sale sui suoi merluzzi messi ad essiccare, pescati lo scorso inverno.

Sono le 11.00, casa di Mina e Massimiliano. Un monitor acceso: frasi, parole, colori e singole lettere. Gli inconfondibili rumori della tastiera del computer. L’icona del programma MSN MESSENGER. Qualcuno è in chat. Sullo schermo compare il nome di Daniela. Mina è seduta alla sua scrivania e sta chattando con Daniela. Le due donne si conoscono. Parlano di Massimiliano, del rapporto che hanno con lui, ma se per Mina tutto questo appare naturale, tanto da non provare né risentimento né rancore nei confronti di Daniela, quest’ultima ne è, invece, completamente sconvolta. Non ha la disinvoltura di Mina, non la vede come una confidente, una complice, ma come una rivale. Non sopporta la tolleranza di Mina che le confida di dover fare di più per Massimiliano, per non fargli provare più sensi di colpa.

Durante la conversazione in chat con Daniela, Mina aveva aperto il rubinetto della vasca che ora è quasi completamente piena d’acqua. Mina è in bagno, si spoglia e si immerge nella vasca: con lei dentro, l’acqua raggiunge il bordo e, di tanto in tanto, per qualche suo impercettibile e leggero movimento, lo supera uscendo fuori. Mina appare rilassata, immersa fino al collo, con il viso disteso e gli occhi chiusi. L’acqua è limpida, pura, senza schiuma. Ora Mina allunga il braccio verso una mensola piena di saponi, proprio sopra la vasca, poi torna ad immergersi e sembra sfiorarsi con un sapone. I suoi occhi sono di nuovo chiusi. L’acqua, ora completamente immobile, inizia con estrema lentezza a colorarsi di rosso, sempre più, fino a diventare di un rosso intensissimo: l’acqua, mescolata al sangue, rischia di strabordare dalla vasca. Alcuni minuti dopo il viso di Mina galleggia a pelo dell’acqua, ormai totalmente rossa.
Mina è senza vita.

È sempre la stessa mattinata e Massimiliano, inconsapevole del gesto di Mina, gira senza meta in macchina, perso nei suoi pensieri, alla ricerca della sua via d’uscita. Quando entra dal suo barbiere e si siede davanti allo specchio, i suoi occhi sembrano ancora persi in uno dei tunnel che ha appena attraversato, incapaci di vedere la luce.
Gianfranco, il barbiere, intanto si prepara a fargli la barba, prende gli asciugamani, il rasoio, si mette la schiuma nelle mani, ma proprio in quel momento Massimiliano torna alla realtà, lo ferma e gli dice che vuole solo tagliare i capelli. Gianfranco non sembra stupito del fatto che Massimiliano glielo abbia detto così in ritardo. Dopo tutto è Massimiliano. Ancora una volta, davanti allo specchio, Massimiliano è assente, non ascolta Gianfranco che, come solo i barbieri sanno fare, parla con disinvoltura della sua visione del mondo e di cose personali. Massimiliano ora, però, sembra intravedere un piccolo bagliore: guarda la sua immagine riflessa e, forse per la prima volta, con la voce del barbiere in sottofondo, vede con chiarezza dentro di sé, scava nella profondità dei suoi sentimenti e capisce di dover essere riconoscente a Mina, alla sua Mina, di doverle dimostrare in modo inequivocabile l’amore che prova per lei, unico, immenso, eterno.

Sono le 12.30. Massimiliano sta camminando verso casa, fa alcune smorfie di dolore e si tocca la camicia all’altezza del capezzolo destro, come se qualcosa gli pizzicasse proprio in quel punto. Entrato in casa, sale al primo piano, apre un armadietto, cerca qualcosa al suo interno e la prende, poi chiama Mina, ma non sentendo risposta, scende al piano terra, ignaro che nel piccolo bagno di casa loro, all’ultimo piano, giace il corpo senza vita della donna che ama. Nell’uscire nota che la rosa di gerico si è completamente aperta, quindi si chiude la porta alle spalle e si incammina in direzione del cantiere dove lavora. Il dolore al petto sembra non voler passare e Massimiliano si bagna le dita della mano con la saliva, poi si inumidisce il capezzolo destro. Le smorfie di dolore diminuiscono, ma il ragazzo sembra lo stesso profondamente turbato.
Sono le 12.45. Massimiliano attraversa la piazza che precede il cantiere: è piena di gente. Si ferma e si siede a terra, con le spalle rivolte verso un grande albero, dietro al quale scompare.
Poche parole, rivolte alla sua Mina: “Non ti arrabbierai… neanche stavolta… vieni qui presto… più presto che puoi…”.
Uno sparo gela la piazza.
Dall’altra parte dell’albero il braccio di Massimiliano è riverso a terra con in pugno una pistola.
Massimiliano è senza vita.

Sono le 13.00. Daniela, inconsapevole della tragedia da poco consumata, lascia un messaggio nella segreteria del cellulare di Massimiliano, chiedendogli di pensare a loro due, alla sua proposta d’amore.

Sono ancora le 13.00, casa di Lynn. Il tempo sembra essersi fermato. Lynn cammina nervosamente a piedi scalzi nella sua stanza. L’enorme vetrata lascia intravedere l’incredibile paesaggio norvegese: mare e montagna senza soluzione di continuità, atmosfera rarefatta, luce chiarissima, quasi accecante. Il mondo fuori sembra irreale, forse per quella particolare magia che solo i paesi del nord possiedono, forse per quell’incredibile senso di pace e tranquillità o forse per quella natura che, irriverente ed impassibile, domina tutto il resto. Quel mondo, poi, è ancora più irreale se contrapposto a Mina, a Massimiliano, al loro amore tragico, alle loro vite spezzate all’insaputa l’una dell’altro, al silenzio, alla solitudine di questa storia, di questa fine sconosciuta anche a tutte le persone a loro vicine. Lynn, come gli altri, non sa e quel mondo sembra in forte contrasto anche con lei, visibilmente irrequieta, turbata, forse perché ha intuito che il tono di Mina, durante la telefonata di qualche ora prima, era più serio del solito e che la sua amica aveva realmente bisogno d’aiuto, forse perché non riesce ad accettare la fine del suo amore con Robert o forse perché, al contrario, si sente già pronta ad arrendersi. Lynn è ansiosa: apre alcuni sportelli della cucina, sembra cercare qualcosa poi, all’improvviso, si veste, infila i suoi stivaletti di camoscio con palline colorate ed esce di casa. Cammina distrattamente per i pontili e le strade del suo piccolo paese finché si infila dentro un portone. Quando ne esce ha in mano un barattolo di caffè americano. Si ferma in mezzo alla strada, torna indietro ed entra nello stesso portone. Poco dopo ne riesce con in mano, oltre al caffè, lo zucchero.
Lynn, in casa, sta scaldando l’acqua per il caffè, quando Robert entra in casa. Lei, seppur sorpresa, resta in silenzio davanti ai fornelli: la decisione di Robert di partire comunque, nonostante la sua richiesta di restare, ha sgretolato ogni sua speranza, ogni sua aspettativa riguardo la loro storia ed ora che lui è lì, per dirle che vuole trovare una soluzione, che vuole parlarne, lei si sente già lontanissima. Beve il suo caffè e guarda fuori, quella natura irriverente che la fa sentire libera: è la sua vita, il suo lavoro, il suo mondo e non può rinunciare a tutto questo per Robert, non può rinunciare a se stessa. Ma Robert insiste, è caparbio, come tutti i giovani. Non vuole perderla ed interrompe un lungo, lunghissimo silenzio per dirle: “Io non posso vederti ogni 20 giorni Lynn!... Sto partendo Lynn! Suono stasera Lynn!...Facciamo che dopo Bergen proseguiamo per Roma, andiamo da loro?”.
Lynn si gira lentamente verso Robert e dice, sognante: “Cosa?”.

Il seguito è l’universo infinito di possibilità che due persone hanno di vivere o non vivere un amore.
 

Titolo:
in una spiaggia poco serena

Durata: 110’
Paese: italia - norvegia
Anno: 2006 - 2007
Pellicola: super 16 mm. e digitale
Suono: dolby stereo
Lingua: italiano-inglese-norvegese

Il film ha ottenuto il riconoscimento di “FILM DI INTERESSE NAZIONALE CULTURALE” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per il Cinema nella sessione di settembre 2006.
Non ha mai ottenuto i fondi necessari.
Il progetto è in fase di ulteriore approfondimento.


cast artistico principale
mina: silvia ferreri
massimiliano: roberto salemi
daniela: gaia bermani amaral
luisa: mariella valentini
lynn: gørild mauseth
robert: per kjærstad


 


cast tecnico
regia: luca calvanelli
soggetto: luca calvanelli
sceneggiatura:luca calvanelli – massimiliano vergani
aiuto regista: silvia barba
direttore della fotografia: marco onorato
segretaria di edizione: lucia mostowitz
fonico in presa diretta: alessandro zanon
scene: andrea crisanti
costumista: eva coen
montaggio: patrizia ceresani
truccatrice: agnese albanese
musiche: mum

 

© 2011 Luca Calvanelli. Tutti i diritti riservati