 
in
una spiaggia poco serena
regia : luca
calvanelli
soggetto : luca calvanelli
sceneggiatura : luca calvanelli, massimiliano vergani
liberamente ispirato ad un brano di giorgio gaber e sandro
luporini “il dilemma”
dichiarazione del regista sul film
mi interessava fare il mio secondo film sulla possibilità di
“non consumare” una storia d’amore.
mi interessava fare un film sulla parte finale di una storia
d’amore.
in questo senso non riesco a dare un giudizio “di merito” o “di
valore” alla scelta che le due coppie autonomamente prenderanno:
voglio dire che la soluzione scelta dalla coppia italiana
potrebbe essere molto criticabile, forse estrema, ma io sento
che in quella direzione c’è un caparbio tentativo di restare
aggrappati, di “non finire” a nessun costo e io mi sento
fortemente attratto da questo.
in una altro senso c’è, però, la scelta operata dalla coppia di
amici norvegesi: è vero, ci si può lasciare con grande
naturalezza, con la convinzione che senza la persona che si è
amati fino a quel punto si possa continuare a vivere.
io, ripeto, non riesco a prendere nessuna posizione.
la nascita di questo film
ho ascoltato il brano di giorgio gaber molti anni fa. il tema
trattato è quello del rapporto d’amore, ma un rapporto
“sublime”, quasi teorico, in ogni caso affascinante; la canzone
parla di una coppia che decide di non voler consumare la propria
storia così come, invece, spesso, si è abituati a fare.
durante la stesura della sceneggiatura mi è venuto in mente che
la forza di questo amore poteva ancora di più essere messa in
risalto se si fosse affiancata, ai due protagonisti della
canzone, un’altra coppia, una coppia ugualmente alle soglie di
una profonda crisi ma che, diversamente dalla prima, si sente
più libera di poter prendere una decisione “naturale”, anche
sofferente ma “più misurata”.
in questo senso, accanto alla coppia italiana, è stato deciso di
portare la storia di una coppia norvegese. un altro espediente
drammaturgico è stato il fatto che le due coppie si conoscono,
si conoscono profondamente, sono amiche da molto tempo.
la coppia italiana vive a roma: una grande metropoli che spesso
soffoca i suoi abitanti e che, nel film, renderà ancora più
claustrofobia e dolorosa la decisione finale; la coppia
norvegese vive nel nord della norvegia dove i grandi spazi
aperti, gli scenari naturali, la luce così costantemente
presente in tutta la giornata, riflette perfettamente una
migliore predisposizione a scegliere tra molteplici soluzioni di
coppia; in un certo senso gli “ambienti” in cui vivono le due
coppie, così diversi, così culturalmente e socialmente lontani,
rispecchiano precisamente i caratteri e gli stati d’animo che
nel film verranno analizzati.
è molto importante che la parte all’estero si possa girare in
una regione del ”nord” della Norvegia: lofoten, capo nord,
svalbard.
a tal proposito si è scelto di far eseguire la colonna sonora
originale ai MUM, un importante gruppo musicale islandese.
relazione artistica
Il film è liberamente ispirato alla canzone di Giorgio Gaber “IL
DILEMMA”: l’ho ascoltata per la prima volta durante un suo
spettacolo circa 10 anni fa.
Questo brano è uno di quei piccoli miracoli artistici per i
quali percepisco quasi affetto; come per una persona cara, sento
di avere bisogno di imbattermi spesso in lei: se passa un po’ di
tempo ne sento la mancanza e il pensiero di poter contare di
nuovo su di lei, sulla “ricchezza” delle sensazioni che mi
trasmette, mi tranquillizza nei momenti in cui sento di essere
tornato “povero”.
Questa è, secondo me, la migliore definizione di opera d’arte:
un pensiero che ci tranquillizza, perché sappiamo di poter
contare su di lui nel tempo, per sempre.
sinossi breve
ambientato a roma, massimiliano e mina sono una coppia di
romani, stanno insieme da circa otto anni, vivono in una casa
che affaccia sulla stazione di trastevere.
massimiliano ha 37 anni, è ingegnere.
mina ha 29 anni, è cantante dilettante, in cerca di lavoro.
la loro storia era entrata in crisi un anno fa quando
massimiliano aveva confessato a mina di aver avuto una relazione
di due mesi con un’altra donna; mina aveva perdonato
massimiliano e la loro vita insieme era proseguita con grande
tenacia e sacrificio. mina aveva dimostrato a massimiliano di
poter perdonare tutto.
ora stanno tornando da un viaggio alle isole lofoten in norvegia,
dove sono stati a trovare una coppia di loro carissimi amici,
lynn e robert, che attualmente sta vivendo un momento di crisi.
mina e massimiliano, arrivati a casa, dopo una cena sfibrante
con alcuni amici, durante la notte hanno una lunga discussione;
i toni di massimiliano e mina sono molto agitati, tesi ma di
grande rispetto, si comprende che si sta parlando della cosa più
importante della loro vita: si rendono conto che il loro
rapporto si è logorato. inoltre massimiliano comunica a mina che
ha conosciuto daniela, un’altra donna con la quale non sa bene,
non sa dire cosa stia nascendo.
pur rendendosi conto che la storia è finita, massimiliano e mina
sono in grande sintonia, si rispettano, e tutte le loro parole
non sono altro che il tentativo disperato, caparbio e tenace di
non voler consumare il loro amore, di non rinunciarci, di voler
continuare a rispettare quel loro patto “antico”.
dalla loro storia avevano imparato a lottare, soffrire,
resistendo a tutto. il dialogo prosegue sfibrante, dolce,
amoroso. si dicono l’uno all’altra: “non possiamo lasciarci...”.
la mattina dopo massimiliano incontra daniela; ha paura di
innamorarsi di una nuova donna, non vuole rinunciare a mina.
inoltre daniela sembra conservare dentro di se un mistero che
massimiliano si sente in diritto di dover capire.
mina parla con la sua amica lynn, invano: probabilmente lynn e
robert si sono lasciati con tranquillità; parla anche con
daniela, ma mina perdonerà sempre massimiliano.
massimiliano e mina, nel loro tentativo di non “consumare” la
loro storia, non hanno altra scelta: all’insaputa l’uno
dell’altra, per togliere all’altro la responsabilità del loro
fallimento, separatamente si suicidano; mina nella vasca da
bagno in casa, da sola; massimiliano con un colpo di pistola in
una piazza affollata di gente; i due suicidi avvengono a
distanza di mezz’ora.
morendo tutti e due non avranno neanche la possibilità di
accorgersi di questo folle, estremo atto d’amore che ognuno
aveva riservato all’altro con devozione.
all’oscuro di tutto, anche lynn e robert, alle isole lofoten,
stanno per lasciarsi. durante il film si ha avuto la sensazione
che questa coppia abbia una modalità diversa di risolvere la
loro crisi. lui suona in giro per il mondo, lei pesca merluzzi e
salmoni lì alle lofoten; in questo senso o lui rinuncia alla sua
musica e si stabilisce lì a casa di lynn, oppure lei rinuncia
alla sua attività di pesca e segue lui nei concerti.
il film finisce con un tentativo verbale di lynn e robert di
rinunciare a qualcosa: nessuno dei due è intenzionato a farlo.
loro si potranno “semplicemente” lasciare.
sinossi lunga
- trattamento
La fotografia di un momento. Una giovane coppia in crisi
affronta l’eterno dilemma: ha o non ha senso il loro amore?
Sono le 15.00 del 15 luglio. Il cielo azzurro estivo è solcato
da una piccolissima macchia grigia che poco a poco diviene
sempre più riconoscibile: un aereo si prepara ad atterrare
all’aeroporto di Roma Fiumicino.
A bordo una donna ed un uomo: Mina, 29 anni, non una bellezza
assoluta ma disarmante nella sua sensualità e semplicità;
Massimiliano, di otto anni più grande, mediterraneo, lineamenti
marcati e sguardo magnetico.
Il brusio di voci, le ultime indicazioni dell’hostess mentre i
due, seduti l’uno accanto all’altra, parlano di Lynn e Robert,
la coppia di amici che sono appena stati a trovare alle isole
Lofoten, in Norvegia. Lei, 35 anni, pescatrice di merluzzi, lui,
28 anni, musicista che gira il mondo: un legame difficile, il
loro, sul punto di spezzarsi per l’incapacità di Lynn di
rinunciare al suo mondo, ai suoi fiordi, al suo mare e per il
bisogno di Robert di non fermarsi mai e di non sentirsi
“ancorato”. Massimiliano ipotizza un possibile trasferimento in
Norvegia, ma colpisce il modo in cui lo dice, quasi fosse la
soluzione da loro tanto attesa ad un problema ancora irrisolto.
Mina sembra perplessa ma ne sarebbe contenta, Lynn è una sua
cara amica, anche se dubita che troverebbero ancora Robert con
lei.
Sono le 15.30 del 15 luglio. Aeroporto di Roma Fiumicino. Il
nastro trasportatore è immobile. I bagagli sembrano in ritardo.
Mina riceve un sms della madre (Luisa) che è fuori ad
attenderla. “Tu non lo accendi?” chiede a Massimiliano, che
visibilmente imbarazzato le risponde: “Ci trovo sicuramente un
messaggio di Daniela…”.
Il nastro trasportatore è sempre immobile. Mina ha un provino di
canto, deve andare, si farà accompagnare dalla madre, poi si
rivedranno a casa. I due si scambiano un bacio breve ma intenso,
quindi Mina scompare dietro la porta scorrevole.
Il tiepido abbraccio con la madre racchiude l’essenza di un
rapporto ormai logoro e disinteressato, ma al quale Mina non
sembra pronta a rinunciare. Luisa è una donna sulla sessantina,
dall’aspetto poco curato, il corpo non più giovane e lo sguardo
assente di chi non riesce più a guardarsi allo specchio,
consapevole di aver perso quella femminilità che forse non ha
mai avuto e che invece appartiene così naturalmente alla figlia.
La strada deserta e assolata che percorrono in auto verso la
spiaggia di Ostia, dove si trova il locale in cui Mina deve
esibirsi, contrasta con l’estrema freddezza del loro dialogo:
bastano poche parole a Luisa per criticare le scelte della
figlia, dal viaggio in Norvegia, alla passione per il canto, dal
provino a Massimiliano. Luisa, delusa perché pensava che sua
figlia durante il viaggio trovasse il modo di lasciarlo, in
pochissime parole fa un ritratto pessimo di Massimiliano. Mina,
oltre ad essere stanca, è visibilmente dispiaciuta.
Sono le 17.00 del 15 luglio. Massimiliano si aggira, inquieto,
nel labirintico percorso di un supermercato praticamente
deserto, alla ricerca di qualcosa: ha il fiato grosso e cammina
molto velocemente. Quando, dopo le indicazioni di un
inserviente, trova finalmente il reparto del pesce, la sua
ossessiva ricerca si trasforma in totale disinteresse. Ha
cambiato idea. Questo è Massimiliano.
Nello stesso momento Mina è sul palco, deve cantare ma sa di non
poterlo fare al meglio perché si accorge che sarà accompagnata
solo da un bassista. È agitata, forse sconvolta dalle verità che
ogni volta la madre, così gelidamente, le mette davanti. Cerca
invano lo sguardo della madre, seduta in platea a prendere il
sole. Il provino è un disastro.
Quando Mina rientra a casa è stanca e delusa e Massimiliano
capisce che non si tratta solo del provino. Il ritorno
all’opprimente realtà di Roma non la rende felice, non ha nulla
da festeggiare, ma hanno già invitato alcuni amici per cena e
non possono rimandare.
Pochi spaghetti in un piatto da portata, avanzi di salmone
norvegese, burro ormai squagliato, formaggi, qualche pezzo di
pane, coppe semivuote di gelato e bottiglie di vino che gli
amici stanno finendo di bere. Sono tutti un po’ brilli, e forse
per questo il loro italiano da stranieri sembra ancora più
storpiato, ridono e dal loro modo di scherzare si capisce che
sono amici stretti di Mina e Massimiliano. La serata è ormai
giunta al termine, una serata faticosa e troppo lunga per i
padroni di casa che proprio quella sera non erano dell’umore
adatto per stare in compagnia, sapendo di aver lasciato in
sospeso un discorso importante.
Sono le 2.00 di notte dello stesso giorno che sembra non voler
finire. Nel buio della camera da letto si intravedono appena i
corpi immobili di Mina e Massimiliano. Qualche impercettibile
movimento in un silenzio surreale preannuncia che qualcosa deve
accadere. Lentamente si inizia ad avvertire un dialogo: due voci
prima deboli e incomprensibili, poi parole sempre più chiare.
Lei si lamenta di lui, dell’amore che non è più capace di darle,
del loro rapporto ormai logoro e inconsistente. Il tono è
minaccioso, il dialogo convulso, frammentato: lei è ancora
innamorata, lui è già lontanissimo.
Massimiliano si alza dal letto e si accosta alla parete. Solo
ora si capisce che a discutere è la coppia dell’appartamento
accanto al loro. L’improvvisa, seppur debole, luce proveniente
dall’abatjour di Mina sembra riaccendere un dialogo interrotto
poco prima, forse proprio a causa delle voci al di là del muro.
Ai primi attimi di dolcezza e rilassatezza seguono attimi di
discussione agitata e movimentata.
Mina e Massimiliano parlano della loro relazione, ripercorrono
la loro storia da quel pomeriggio di otto anni fa in cui i loro
sguardi si sono incrociati, inseguiti e loro non si sono più
lasciati andare. “Sai cosa ho pensato quel sabato?”, confida
Mina a Massimiliano parlando del loro primo incontro, “Che se tu
mi avessi trattata male, se fossi sparito la sera stessa…
insomma se tu non mi avessi amato o non avessi iniziato ad
amarmi… io, lo stesso, sarei stata con te… senza chiederti
nulla… e ti avrei voluto…”. Il salto nel tempo fa ricordare a
Massimiliano la rosa di gerico che aveva regalato a Mina per il
suo ventunesimo compleanno, ma che non avevano mai fatto
sbocciare. Decide di metterla nell’acqua, poi porta a Mina un
segnalibro, sui cui ci sono scritte alcune cose che la ragazza
inizia leggere, quasi commossa. “Mina, il tuo nome sembra
pericoloso. Però è contenuto nel mio: se tu non ci fossi mi
chiamerei “SSMILIAO” e… credo di non sapere cosa dirti se non
che… mi sembri una che non ha paura, come questa rosa. Non ha
bisogno di nulla, solamente che un giorno piova… ma anche se non
piove… poi quando piove…”.
Lo specchio riflette i loro volti: Mina ha un’espressione
malinconica e Massimiliano, guardandola intensamente, le
confessa tutto il suo amore. Ma questo per Mina non basta, lei
lo sa già, sa che lui la ama almeno quanto lo ama lei, ma sa
anche che qualcosa è cambiato e che forse tra loro è finita.
Ciò che li lega è un amore intenso, ma anche profondamente
segnato da momenti difficili, di quelli che ognuno di noi
vorrebbe evitare, come quando lui aveva avuto una relazione con
un’altra. In quell’occasione nessuno dei due aveva “mollato” e
la forza del loro legame aveva vinto. Ora, però, la storia si
ripete: Massimiliano ha conosciuto Daniela.
Proprio per affrontare meglio questo punto Mina conduce
Massimiliano ad esplorare gli aspetti più reconditi e intimi del
suo carattere; ne viene fuori che lui è una persona che soffre
profondamente della sua paura della morte, della “fine”; non
riesce a non fare a meno di sperimentare continuamente nuovi
stimoli. In questa situazione Mina, invece di dimostrarsi
stanca, critica, dimostra di essere sempre, per sempre disposta
ad accettare questa visione “deformata” della vita, anzi soffre
si tormenta per le ansie del suo amato.
Ora Daniela, una nuova donna nella vita di Massimiliano,
giovanissima. I due ne discutono liberamente, sembrano “parlare
la stessa lingua”, sono in grande sintonia, si rispettano e
tutte queste parole non sono che il tentativo disperato,
caparbio e tenace di non consumare il loro amore, di non
rinunciarci, di voler continuare a rispettare quel loro patto
“antico”.
La conversazione prosegue in penombra: Massimiliano è
terrorizzato all’idea che il loro amore possa finire, lui che
non può sopportare “il mondo che non è come vogliamo”. La sua
voce è alterata, le sue frasi strozzate, il suo corpo smanioso,
ma Mina è lì, come sempre, pronta a consolarlo, a calmarlo, a
perdonarlo. Entrambi sono esausti, ma il loro dialogo prosegue,
sempre più sfibrante, intenso, tormentato e quando Mina si
addentra, terrorizzata ed indifesa, nell’estrema profondità del
buio che li circonda e chiede a Massimiliano “Ma ha senso questa
resistenza? Questo nostro non lasciarsi?...che senso ha trovare
sempre le soluzioni a tutto? Che significa? Non possiamo
lasciarci…”, tocca qualcosa in lui che con decisione gli fa
rispondere “No… non possiamo lasciarci”.
Ecco di nuovo la luce, Mina riemerge, respira la vita: “Ho solo
bisogno di… perdonarti. Voglio dirti che è stato tutto naturale,
naturale. Capisci? Sai che penso? Che è fantastico che io e te
l’abbiamo sempre pensata allo stesso modo… sempre… sempre… su
tutto. Insomma molti dicono che sia una stronzata… che non sia
logico dare sempre, sempre ragione all’altro… lo dicono per
invidia… che cazzo mi vengono a parlare di libertà… non è vero
che si può fare tutto… in amore non si può fare tutto… in amore
c’è sempre, solo una soluzione… da prendere tutti e due… la
stessa… che buffonata quando si parla della dignità…
dell’autonomia… io non posso fare tutto… e allora a me va bene
così… a noi… cioè, come una fortuna… quella di perdonarti…”.
Ora tutto appare chiarissimo: il loro amore non avrà mai fine,
protetto com’è in quel rifugio costruito tanto faticosamente in
cui il mondo sembra rovesciarsi, la gravità sembra non avere
abbastanza forza e le loro anime sembrano fondersi, perse l’una
nell’altra fino quasi ad annullarsi. Ma su di loro, sulle loro
intenzioni, sulla loro intima volontà di non consumare l’amore
che li lega aleggia una presenza reale: Daniela, l’altra donna,
rappresenta la possibilità concreta che ciò che li unisce si
spezzi per sempre, tanto da riuscire ad intromettersi anche in
questa lunga e privata notte. Massimiliano, infatti, riceve un
sms in cui la ragazza lo avverte che sta tornando a Lecce, la
città dove vive, ma che si rivedranno presto.
Intanto la rosa di gerico si è leggermente aperta. Massimiliano
è tornato sereno, la luce bianca della luna penetra attraverso
le persiane e, con estrema dolcezza, i due rinnovano il loro
patto d’amore.
Ma Mina si ferma, resta immobile vicino la finestra;
improvvisamente lancia un fortissimo urlo, liberatorio della sua
sofferenza, della sua paura. Questo urlo è la manifestazione di
tutto il travaglio interiore di Mina che, durante tutta questa
notte, ha voluto celare agli occhi di Massimiliano.
Massimiliano, durante questo sfogo, accarezza Mina, senza dire
una parola la sfiora con le sue labbra.
Tornata la calma, dopo una lunga pausa Massimiliano dice: “Si…
siamo stati fortunati e attenti. Ma io devo fare ancora molto
per te… devo iniziare proprio a fare qualcosa per te… facciamo
ancora che… non vado via mai, mai e domani… abbiamo sempre
capito tutto… non devi avere paura di nulla, me lo prometti?
Mai… non rimproverarti mai nulla…”. Mina: “… si… a questo punto
devo amarti ancora di più cioè devo… toglierti questa idea della
colpa… devo toglierti il tuo senso di colpa… un altro tipo di
amore…”.
È l’alba. Il fischio di un treno che arriva alla stazione di
Trastevere. Roma si è svegliata da una lunga notte. Alcuni degli
spiantati, dei diseredati che abitano con disinvoltura le sue
strade avvolte nell’oscurità cercano un nuovo nascondiglio,
altri un modo per mescolarsi tra la gente comune. Daniela,
appena scesa dal treno, è tra loro: la ragazza è a Roma e non a
Lecce. Il suo viso luminoso contrasta con l’atmosfera desolata
delle stazioni alle prime ore del mattino… è innamorata.
Daniela è giovane, ha il viso pulito, sincero e puro in cui si
può leggere tutta l’inesperienza dei suoi poco più che
vent’anni. Non è ancora una donna, è bella ma probabilmente non
sa di esserlo, non ha ancora scoperto quanto può essere
interessante per gli uomini, forse perché non le importa o forse
perché ha solo paura. Il suo modo di vestire, di portare i
capelli, di muoversi è straordinariamente semplice, tanto da
proiettarla in un mondo che sembra lontanissimo da magliette
aderenti, ombelico scoperto, jeans strappati e trucco ricercato.
Ha quel qualcosa, Daniela, di antico e di raro, di misterioso ed
enigmatico, che la rende più attraente di quanto lei stessa
possa pensare.
Cammina lentamente ma da l’impressione di sapere perfettamente
dove andare. Si guarda intorno, curiosa, come se vedesse per la
prima volta, come se davanti si trovasse un mondo nuovo. Nei
suoi grandi occhi c’è una luce particolare, quella di chi è un
sopravvissuto ed ha solo voglia di lasciarsi tutto alle spalle
per ricominciare, o persino, iniziare finalmente a vivere.
Sono le 9.00 della stessa mattina. Mina e Massimiliano sono in
casa, visibilmente provati dalla discussione della notte, ma non
parlano di quello che si sono detti e si comportano in modo
molto affettuoso. La quotidianità delle loro parole, la dolcezza
dei loro gesti, la complicità dei loro sguardi sembrano, però,
contagiate da un senso di vaga tristezza, di confusione, di
apatia. Il caos di Massimiliano: la sua ossessiva ricerca delle
scarpe, il suo ostinato e assurdo tentativo di staccare gli
spaghetti della sera prima rimasti attaccati alla pentola, il
suo imbarazzo, mai provato prima, con Mina, il suo desiderio di
baciarla, le sue parole non dette e poi la fretta di andar via.
Mina ora è sola, seduta sulla piccola panchina del cortile di
casa: ha il viso sereno ma stanco, come quello di una donna che
ha appena partorito e se ne sta lì, con lo sguardo perso a farsi
scaldare dal primo sole.
Massimiliano è per strada, stremato, con l’espressione di una
persona alla quale manca l’ultima parola per risolvere un rebus
complesso, quando riceve con enorme sorpresa la telefonata di
Daniela, che credeva a Lecce e che gli chiede di vedersi.
Il Circo Massimo assolato, caldo e polveroso fa da sfondo a
questo inaspettato incontro. Daniela confessa a Massimiliano di
averlo pensato spesso dal giorno del loro primo incontro, di
averlo persino sognato in treno, di sentire la sua mancanza e di
voler provare a vivere una storia d’amore con lui. È consapevole
della presenza di un’altra donna e chiede al ragazzo di
pensarci. Ma per Massimiliano è Mina l’unico suo pensiero, il
suo amore di sempre, la persona che lo conosce meglio di
chiunque altro, che ha sofferto per lui, per le sue sbandate,
rimanendogli accanto e non chiedendogli mai nulla. Massimiliano
ama Mina, la ama profondamente e non la lascerà mai. Questo dice
a Daniela. Eppure sembra fortemente attratto da questo viso
misterioso, vergine; sembra fortemente attratto da lei e dalla
possibilità di un amore nuovo, tutto da costruire, da scoprire e
non radicato come quello con Mina.
Sono le 10.30. La luce accecante, i campi lunghi del paesaggio
norvegese, i fiordi ed il mare. Lo squillo di un telefono,
ripetuto tre, quattro, cinque volte, poi Lynn risponde. L’ha
chiamata Mina che è sempre a casa, da sola. Sembra aver bisogno
di chiarirsi le idee, di riflettere, di trovare la risposta a
tutti i suoi dubbi e le sue angosce. Parla poco, ascolta Lynn.
L’amica intuisce, ma non fino in fondo, che qualcosa la
preoccupa, la fa star male. In effetti Mina vorrebbe parlare di
Massimiliano, del futuro di Massimiliano, del lavoro di
Massimiliano, ma non riesce ad esprimere ciò che prova
veramente. Una cosa dice, però, che l’amica non coglie, una cosa
importante che rende la gravità della situazione: “Massimiliano
non pensa che serva la felicità per essere felici…”. Lynn
biasima Mina per la sua incomprensibile testardaggine ma Mina
ormai non ascolta più Lynn, è assorta nei suoi pensieri. L’amica
le racconta di essersi lasciata con Robert, intenzionato a
partire per l’ennesimo tour: il loro rapporto è molto più
diretto e semplice, le loro scelte sembrano più facili.
Lynn, dopotutto, è una donna matura, sicura di sé, che sa cosa
vuole dalla vita: è questo che più affascina Robert ma che nello
stesso tempo alza un muro tra loro. La differenza di età tra i
due si riflette tutta nello stile di vita, radicato e saldo
quello di lei, fugace e transitorio quello di lui, troppo
giovane per fermarsi, troppo inesperto per smettere di cercare,
troppo curioso per accontentarsi della parte di mondo che
conosce.
La telefonata lascia un senso di inadeguatezza in Lynn che,
sconvolta, esce di casa alla ricerca di Robert: la sua barca
rossa attraversa il mare, costeggia gli isolotti ed alla fine
approda. Lynn trova Robert, gli chiede di restare, di non
partire se non vuole perderla per sempre, ma il ragazzo sembra
ormai deciso e carica gli ultimi bagagli in macchina.
Lynn ritorna a casa e, forse per scaricare la tensione
accumulata dalla telefonata di Mina e dall’incontro con Robert,
si mette a spargere sale sui suoi merluzzi messi ad essiccare,
pescati lo scorso inverno.
Sono le 11.00, casa di Mina e Massimiliano. Un monitor acceso:
frasi, parole, colori e singole lettere. Gli inconfondibili
rumori della tastiera del computer. L’icona del programma MSN
MESSENGER. Qualcuno è in chat. Sullo schermo compare il nome di
Daniela. Mina è seduta alla sua scrivania e sta chattando con
Daniela. Le due donne si conoscono. Parlano di Massimiliano, del
rapporto che hanno con lui, ma se per Mina tutto questo appare
naturale, tanto da non provare né risentimento né rancore nei
confronti di Daniela, quest’ultima ne è, invece, completamente
sconvolta. Non ha la disinvoltura di Mina, non la vede come una
confidente, una complice, ma come una rivale. Non sopporta la
tolleranza di Mina che le confida di dover fare di più per
Massimiliano, per non fargli provare più sensi di colpa.
Durante la conversazione in chat con Daniela, Mina aveva aperto
il rubinetto della vasca che ora è quasi completamente piena
d’acqua. Mina è in bagno, si spoglia e si immerge nella vasca:
con lei dentro, l’acqua raggiunge il bordo e, di tanto in tanto,
per qualche suo impercettibile e leggero movimento, lo supera
uscendo fuori. Mina appare rilassata, immersa fino al collo, con
il viso disteso e gli occhi chiusi. L’acqua è limpida, pura,
senza schiuma. Ora Mina allunga il braccio verso una mensola
piena di saponi, proprio sopra la vasca, poi torna ad immergersi
e sembra sfiorarsi con un sapone. I suoi occhi sono di nuovo
chiusi. L’acqua, ora completamente immobile, inizia con estrema
lentezza a colorarsi di rosso, sempre più, fino a diventare di
un rosso intensissimo: l’acqua, mescolata al sangue, rischia di
strabordare dalla vasca. Alcuni minuti dopo il viso di Mina
galleggia a pelo dell’acqua, ormai totalmente rossa.
Mina è senza vita.
È sempre la stessa mattinata e Massimiliano, inconsapevole del
gesto di Mina, gira senza meta in macchina, perso nei suoi
pensieri, alla ricerca della sua via d’uscita. Quando entra dal
suo barbiere e si siede davanti allo specchio, i suoi occhi
sembrano ancora persi in uno dei tunnel che ha appena
attraversato, incapaci di vedere la luce.
Gianfranco, il barbiere, intanto si prepara a fargli la barba,
prende gli asciugamani, il rasoio, si mette la schiuma nelle
mani, ma proprio in quel momento Massimiliano torna alla realtà,
lo ferma e gli dice che vuole solo tagliare i capelli.
Gianfranco non sembra stupito del fatto che Massimiliano glielo
abbia detto così in ritardo. Dopo tutto è Massimiliano. Ancora
una volta, davanti allo specchio, Massimiliano è assente, non
ascolta Gianfranco che, come solo i barbieri sanno fare, parla
con disinvoltura della sua visione del mondo e di cose
personali. Massimiliano ora, però, sembra intravedere un piccolo
bagliore: guarda la sua immagine riflessa e, forse per la prima
volta, con la voce del barbiere in sottofondo, vede con
chiarezza dentro di sé, scava nella profondità dei suoi
sentimenti e capisce di dover essere riconoscente a Mina, alla
sua Mina, di doverle dimostrare in modo inequivocabile l’amore
che prova per lei, unico, immenso, eterno.
Sono le 12.30. Massimiliano sta camminando verso casa, fa alcune
smorfie di dolore e si tocca la camicia all’altezza del
capezzolo destro, come se qualcosa gli pizzicasse proprio in
quel punto. Entrato in casa, sale al primo piano, apre un
armadietto, cerca qualcosa al suo interno e la prende, poi
chiama Mina, ma non sentendo risposta, scende al piano terra,
ignaro che nel piccolo bagno di casa loro, all’ultimo piano,
giace il corpo senza vita della donna che ama. Nell’uscire nota
che la rosa di gerico si è completamente aperta, quindi si
chiude la porta alle spalle e si incammina in direzione del
cantiere dove lavora. Il dolore al petto sembra non voler
passare e Massimiliano si bagna le dita della mano con la
saliva, poi si inumidisce il capezzolo destro. Le smorfie di
dolore diminuiscono, ma il ragazzo sembra lo stesso
profondamente turbato.
Sono le 12.45. Massimiliano attraversa la piazza che precede il
cantiere: è piena di gente. Si ferma e si siede a terra, con le
spalle rivolte verso un grande albero, dietro al quale scompare.
Poche parole, rivolte alla sua Mina: “Non ti arrabbierai…
neanche stavolta… vieni qui presto… più presto che puoi…”.
Uno sparo gela la piazza.
Dall’altra parte dell’albero il braccio di Massimiliano è
riverso a terra con in pugno una pistola.
Massimiliano è senza vita.
Sono le 13.00. Daniela, inconsapevole della tragedia da poco
consumata, lascia un messaggio nella segreteria del cellulare di
Massimiliano, chiedendogli di pensare a loro due, alla sua
proposta d’amore.
Sono ancora le 13.00, casa di Lynn. Il tempo sembra essersi
fermato. Lynn cammina nervosamente a piedi scalzi nella sua
stanza. L’enorme vetrata lascia intravedere l’incredibile
paesaggio norvegese: mare e montagna senza soluzione di
continuità, atmosfera rarefatta, luce chiarissima, quasi
accecante. Il mondo fuori sembra irreale, forse per quella
particolare magia che solo i paesi del nord possiedono, forse
per quell’incredibile senso di pace e tranquillità o forse per
quella natura che, irriverente ed impassibile, domina tutto il
resto. Quel mondo, poi, è ancora più irreale se contrapposto a
Mina, a Massimiliano, al loro amore tragico, alle loro vite
spezzate all’insaputa l’una dell’altro, al silenzio, alla
solitudine di questa storia, di questa fine sconosciuta anche a
tutte le persone a loro vicine. Lynn, come gli altri, non sa e
quel mondo sembra in forte contrasto anche con lei, visibilmente
irrequieta, turbata, forse perché ha intuito che il tono di
Mina, durante la telefonata di qualche ora prima, era più serio
del solito e che la sua amica aveva realmente bisogno d’aiuto,
forse perché non riesce ad accettare la fine del suo amore con
Robert o forse perché, al contrario, si sente già pronta ad
arrendersi. Lynn è ansiosa: apre alcuni sportelli della cucina,
sembra cercare qualcosa poi, all’improvviso, si veste, infila i
suoi stivaletti di camoscio con palline colorate ed esce di
casa. Cammina distrattamente per i pontili e le strade del suo
piccolo paese finché si infila dentro un portone. Quando ne esce
ha in mano un barattolo di caffè americano. Si ferma in mezzo
alla strada, torna indietro ed entra nello stesso portone. Poco
dopo ne riesce con in mano, oltre al caffè, lo zucchero.
Lynn, in casa, sta scaldando l’acqua per il caffè, quando Robert
entra in casa. Lei, seppur sorpresa, resta in silenzio davanti
ai fornelli: la decisione di Robert di partire comunque,
nonostante la sua richiesta di restare, ha sgretolato ogni sua
speranza, ogni sua aspettativa riguardo la loro storia ed ora
che lui è lì, per dirle che vuole trovare una soluzione, che
vuole parlarne, lei si sente già lontanissima. Beve il suo caffè
e guarda fuori, quella natura irriverente che la fa sentire
libera: è la sua vita, il suo lavoro, il suo mondo e non può
rinunciare a tutto questo per Robert, non può rinunciare a se
stessa. Ma Robert insiste, è caparbio, come tutti i giovani. Non
vuole perderla ed interrompe un lungo, lunghissimo silenzio per
dirle: “Io non posso vederti ogni 20 giorni Lynn!... Sto
partendo Lynn! Suono stasera Lynn!...Facciamo che dopo Bergen
proseguiamo per Roma, andiamo da loro?”.
Lynn si gira lentamente verso Robert e dice, sognante: “Cosa?”.
Il seguito è l’universo infinito di possibilità che due persone
hanno di vivere o non vivere un amore.
|